RB Awards 2016

Scritto da il 30 Dicembre 2016

Ebbene, sì. Anche Radio Bocconi ha i suoi Awards musicali per il 2016. Sono successe tante cose, musicalmente parlando, e noi abbiamo cercato di mettere ordine e assegnare un po’ di premi a chi si è distinto. Di seguito, troverete la top 5 – partorita collettivamente con non poco dolore – e le menzioni speciali, serie ma mai seriose – miglior canzone, miglior rivelazione, peggior flop, album più hypato, miglior video e miglior guilty pleasure – per le sezioni “Italia” ed “Estero“. Buona lettura.

 

Italia

I cinque migliori album italiani del 2016 sono i seguenti:

  1. I Cani – Aurora

    “L’intelligenza sottile e la versatilità dimostrate da Contessa rendono la sua ultima fatica reale aurora della musica italiana. La nuova luce che stavamo aspettando.” E.M.

    “Contessa ci delizia con pezzi godibili e con la sua consueta attenzione al dettaglio, per l’album più appagante di quest’annata italiana” L.S.G.

    “Nell’era d.B. (dopo Bianconi) Contessa è l’astro più luminoso del panorama italiano. Aurora è l’album che scriverebbe Battiato se avesse 30 anni” L.T.

    “Complesso, godibile, divertente, ragionato e profondo. Aurora è un disco da fuoriclasse” A.d’A.

    “Contessa sa esattamente chi è e dove vuole andare. Aurora è l’album della consapevolezza, un lavoro magistrale” A.D.P.

    “Accogliente e magistralmente vario. Questa è l’Aurora del progetto di Contessa” G.R.

 

  1. Cosmo – L’ultima festa Motta – La fine dei vent’anni (ex aequo)
  2. Ex-Otago – Marassi
  3. Willie Peyote – Educazione Sabauda

 

 Miglior canzone: L’ultima festa – Cosmo

Che ha di speciale l’ultimo di Cosmo? Spesso è difficile rispondere a domande del genere, dovendo trovare un minimo di razionalità per dare forza alle proprie idee. La razionalità scompare nel singolo L’Ultima Festa ed in tutto l’omonimo album. È un ascolto intenso, mescola stupende sonorità elettroniche al fascino del cantautorato italiano, in un suono che ormai è un’etichetta per il buon Cosmo. G.R.

 

Miglior rivelazione: CosmoWillie Peyote

Se pensavate che nulla, in Italia, potesse stare al passo della ormai consacrata “scena romana”, quest’anno sono arrivati due signori a farci ricredere. Cosmo e Willie Peyote dal ducato di Savoia, lo stesso regno che diede pure i natali a Luigi Tenco, ai Subsonica e alla Nutella. “L’ultima festa” e “Educazione sabauda” sono due delle produzioni più interessanti del 2016 ed hanno ben poco da invidiare a Contessa, Calcutta e a tutto ciò che prende forma lungo le sponde del Tevere.

Di questi due e della neonata “scena piemontese” ne sentiremo parlare parecchio ma, aldilà delle rivalità geografiche, sembra che nel nostro bel Paese stia finalmente succedendo qualcosa di interessante. A.D.P.

 

Peggior flop: Thegiornalisti – Completamente sold out

Certo che, a pensarci, parlare di questo album come di un completo fallimento è da pazzi. E infatti, catastrofi musicali in Italia quest’anno non se ne sono viste (o ascoltate). Completamente Sold Out, però, è stata la delusione più grande: va bene tentare di evadere dalla prigione della musica indie (operazione riuscitissima peraltro), ma a che prezzo? Non è un album brutto, è un album che sembra essere stato costruito a tavolino, e questo è molto peggio. Non ci stupiamo se poi qualcuno che li ascolta per la prima volta arriva a chiedere: “Ma chi sono questi? Sembrano i Modà”.

In ogni caso le intenzioni erano quelle e gli obiettivi sono stati centrati appieno. Chapeau. Ma che delusione. A.D.P.

 

Album più hypato: Fabio Rovazzi – Tutto molto interessante

La musica italiana del 2016 è stata segnata, ahinoi, da Fedez, J Ax e, soprattutto, Fabio Rovazzi. Spuntato dal nulla cosmico con un video di dubbio gusto accompagnato da una canzone farcita di citazioni da social e beat dozzinali, grazie a “Andiamo a comandare” Rovazzi è diventato una specie di deus ex machina nel panorama del pop italiano di scarsa qualità. Il grande successo del primo singolo ha dunque montato smisuratamente un personaggio fondamentalmente casuale e dal valore artistico discutibile, creando così un hype enorme. È dunque “Tutto molto interessante”, il secondo singolo di Rovazzi, il disco italiano più hypato del 2016. A.d’A.

 

Miglior video: Calcutta – Oroscopo (regia di Francesco Lettieri) 

“Less is more”, recita un vecchio adagio. E, probabilmente, Calcutta non avrebbe potuto fare meno per il video del singolone “Oroscopo”.

Una casa in campagna, una telecamera in prima persona e una ragazza dalla dubbia sobrietà, e il gioco è fatto. Il video è coinvolgente e magnetico, grazie alla casualità divertente – a tratti molesta – di ciò che fa la protagonista.

Lo scopo è stato raggiunto: far venire voglia di ballare, cantare, urlare, bere e divertirsi tutta la notte, tutta la notte. A.d’A.

 

Miglior guilty pleasure: Thegiornalisti – Completamente sold out

Torniamo al nostro flop italiano 2016. Parlando di “Completamente Sold Out” non si può tralasciare l’altra faccia della medaglia: i Thegiornalisti sono riusciti a lasciarsi alle spalle un passato “indie” per arrivare ad un pubblico molto più vasto e variegato. Il tutto esaurito registrato praticamente in ogni tappa del tour ha reso il titolo dell’album un’inquietante profezia. 

D’altronde basta anche solo ascoltare la traccia d’apertura “Completamente”, fatta per essere un tormentone. Ha un motivetto orecchiabile, parole semplici (quanto banalotte) e un ritornello difficile da non canticchiare anche per i musicofili più snob che, sotto la doccia o in macchina, sperano di non avere nessuno a portata d’orecchio.

In poche parole, la verità è una: quantitativamente parlando, Tommaso Paradiso & Co. – nella versione 2.0 – hanno vinto. Completamente. E.M.

 

 

Estero

cinque migliori album internazionali del 2016 sono i seguenti:

  1. Bon Iver – 22, a million
  2. “È evidente come 22, A Million sia al di fuori di questo mondo. Bon Iver ci trasporta in un iperuranio fatto di numeri e sonorità folktroniche. Capolavoro.” E.M.

  3. “Justin si è spinto più in là, ha osato e sperimentato. Il risultato è un album raffinatissimo che si fa ascoltare a grandi sorsate.” L.S.G.
    “Io ho un feticcio per la musica “metafisica”, 22, A Million è il miglior rappresentante di categoria del 2016. Ah, non ha vinto Frank #rigged” L.T.

    “Trascendentale e criptico. Bon Iver ha illuminato la bellezza della complessità con un disco infinito.” A.d’A.

    “Bon Iver ha saputo condensare in dieci tracce atmosfere e luoghi magnifici. 22, A Million non è un album, è un dipinto.” A.D.P.

    “Un viaggio elettronico ed eclettico, 22, A Million consacra Bon Iver tra i mostri sacri della musica moderna.” G.R.

 

  1. Radiohead – A moon shaped pool
  2. Frank Ocean – Blonde
  3. David Bowie – Blackstar
  4. James Blake – The colour in anything

Miglior canzoneBlackstar – David Bowie

La title track del “testamento” di Bowie è la miglior canzone internazionale del 2016. È stata una scelta molto sofferta, davanti ad una pletora di brani di altissimo livello che potevano aggiudicarsi il premio, con Ultralight Beam immediatamente a seguire al secondo posto. Blackstar è un viaggio di 9 minuti tra sonorità eclettiche ed estremamente variegate, che vede Bowie attingere a piene mani da tradizioni orientali, jazz, filosofie occulte ed esoteriche – da cui Bowie, in una maniera che ricorda Jimmy Page, era tanto affascinato – e dal suo stesso rock del periodo anni ’70. La canzone  – come anche il video, un cortometraggio di 10 minuti surreale ed ipnotico – è colma di allegorie e di simbologie (che sono nascoste addirittura nella copertina del vinile dell’album) ed invita l’ascoltatore a tentare di decifrare tutti gli enigmi in essa contenuti, che poi altro non sono che gli stessi enigmi che hanno sempre circondato la camaleontica figura di Bowie, eclettico artista che non smette ancora oggi di affascinare. L.S.G.

 

Miglior rivelazione: Anderson Paak

In questa categoria si potrebbe parlare di molti artisti quest’anno: della consacrazione di Car Seat Headrest; di quella signora che fino a ieri era solo la sorella di Beyoncé e invece Cranes in the Sky è una delle tracce dell’anno (non Formation, Cranes in the sky); di Sampha, ma forse la vittoria sarà sua nel 2017. La scelta ricade, però, sull’ape più operosa dell’anno appena trascorso: Anderson Paak. Un sacco di featuring riusciti – se cercate le tracce migliori degli album di Mac Miller e KAYTRANADA non andate più lontano del suo nome – 2 album, uno in compagnia di Knxwledge per il progetto NxWorries, ma soprattutto Malibu: un primo disco ‘cezionale che passa dallo storytelling personalissimo di The Bird ad altri brani con un’attitudine disco/funk travolgente (v. Am I Wrong) fino a pezzi dal grande sex appeal come Room in Here. Seguite l’NBA e vi chiedete di chi sia la canzone di tutte le copertine delle partite da inizio stagione a questa parte? Come Down – Anderson Paak. Per me album dell’anno, se non fosse per Mr Ocean. L.T.

 

Peggior flop: Kings of Leon – WALLS

Il non invidiabile titolo di Flop dell’anno va a WALLS dei Kings of Leon. Dopo 3 anni di attesa dall’ultimo Mechanical Bull, l’hype svanisce in una delusione colossale di noia e prevedibilità. Accettabili solo i singoli, Waste a moment e l’eponimo WALLS. Forse. G.R.

 

Album più hypato: Radiohead – A moon shaped pool

L’ultima fatica di Yorke e compagni si aggiudica questo premio, confermandosi l’album più atteso del 2016. I ragazzi di Oxford sanno sempre come creare un’aura mistica attorno alla loro figura e come suscitare l’emozione dell’attesa. La scomparsa da tutti i loro social giorni prima dell’uscita di Burn The Witch, primo singolo tratto dall’album, è un esempio di come abbiano saputo allarmare, agitare, e creare hype. Menzione d’onore per Frank Ocean, che pure ha creato scompiglio pubblicando l’attesissimo “Blonde”, a quattro anni dall’acclamato debutto di “channel ORANGE”, accompagnato anche da un visual album dal titolo “Endless”. L.S.G.

 

 Miglior video: Coldplay – Up & Up (regia di Vania Heymann e Gal Muggia)

Se il grande trionfo è di Up&Up dei Coldplay il merito va senza dubbio a Vania Heymann e Gal Muggia. In quattro minuti e undici secondi, i due giovani registi israeliani ci portano in un mondo meraviglioso, immerso in un’atmosfera di onirica perfezione. Ma ad uno sguardo più attento, tra altalene nello spazio e giganti che suonano con la testa letteralmente fra le nuvole, è possibile cogliere un susseguirsi di riferimenti all’attualitá, ai drammi delle guerre, dei profughi in cerca di asilo e del decadimento dell’ambiente. Complice un editing rapido e d’effetto, che fa della giustapposizione di elementi apparentemente incompatibili il proprio punto di forza, Vania e Gal mantengono viva l’attenzione di chi guarda dall’inizio alla fine, riuscendo nell’intento di trasmettere un messaggio forte allo spettatore.
Il risultato è un video d’impatto, fra i più belli di sempre. E.M.

 

Miglior guilty pleasure: ZAYN – Mind of mine

Nel mio cuore, anche se Purpose è del 2015, Justin Bieber vince anche quest’anno. Ahimè, i giri intorno al sole non vanno a mio piacimento, quindi se da piccoli ascoltavate il rock come me vi consiglio di mettere la sessione privata di Spotify e sparare a mille PILLOWTALK di ZAYN. Che lo si confessi o meno, l’ex One Direction si è preso i migliori con cui lavorare – vedi Malay, già produttore di Frank Ocean, John Legend, Alicia Keys e altri – e ha sfornato un album inaspettatamente accettabile. Con Drake, che tra Work e One Dance è stato ascoltato anche dalle tribù brasiliane in mezzo alla foresta amazzonica, ZAYN si aggiudica i miei ascolti più segreti di quest’anno. L.T.

 

 

A cura della redazione

 

 


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